Il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici.
La diatriba è sempre aperta tra negazionisti e chi denuncia il grave stato in cui si trova al momento il nostro mondo.
I negazionisti marciano spesso sulla confusione che si crea tra i fenomeni atmosferici e il clima. I fenomeni atmosferici come pioggia, vento, neve sono ultimamente anche più intensi e questo porterebbe a chiedersi perchè parlare di riscaldamento , il clima invece è la media delle temperature …..e sono in rialzo !
Al contrario di quello che si potrebbe pensare l’aumento delle temperature a livello globale non porterà in futuro ad un aumento del numero delle tempeste e degli eventi meteorici, ma ad una loro trasformazione: saranno forse meno frequenti, ma molto più violenti. Dovremmo quindi prepararci a fronteggiare più di qualche disastro ambientale, prendendo come norma quelli che stanno già avvenendo in tutto il mondo.
La maggiore umidità contenuta nell’atmosfera e le temperature più alte degli oceani, soprattutto lungo le coste, sono causate proprio dall’aumento delle emissioni di gas a effetto serra. L’aria fredda che arriva dal continente, scontrandosi con fronti caldi darebbe luogo proprio a precipitazioni nevose.
Questo accadrà finché d’inverno le temperature saranno ancora abbastanza fredde. Sarà una variazione lenta che nei decenni porterà entro il 2100 a una diminuzione degli apporti medi di neve. Lo stesso fenomeno che in inverno dà origine alle nevicate intense in primavera, ma soprattutto in autunno, dà origine a piogge di uguale portata.
Già da tempo si parla della necessità di non superare la soglia dell’aumento di 2° Celsius rispetto al periodo pre-industriale, per non raggiungere livelli di incremento delle temperature in grado di sconvolgere i sistemi naturali attuali e dai quali poi non si possa più tornare indietro. È necessario per riuscire a stabilizzare questo andamento almeno entro il 2100.
Per farlo condizione essenziale è però che una grandissima parte delle fonti fossili al momento utilizzate vengano lasciate dove sono.
I dati non faranno certo felici le lobby del petrolio, del carbone e del gas e nemmeno la maggior parte dei governi nazionali, ancora fortemente puntati allo sfruttamento di questo tipo di risorse.
I Paesi che sarebbero più colpiti da questa inversione di rotta sarebbero Cina,Russia e Stati Uniti, visto che le loro economie si basano moltissimo sulla produzione, l’utilizzo e sulla vendita di idrocarburi. Non sarebbe meno facile nemmeno per il Medio Oriente, che dovrebbe rinunciare al 60% delle sue riserve di gas e a quasi la totalità delle riserve di petrolio. Mentre qualsiasi forma di sfruttamento di petrolio, carbone o gas in ogni parte del mondo dovrebbe essere bilanciata dal suo non utilizzo da un’altra parte.
Tipi di sfruttamento come quello che sta avvenendo nell’Artico poi, che richiedono costi elevati perché difficili da raggiungere, dovrebbero essere totalmente abbandonati. Allo stesso tempo i ricercatori ritengono improbabile però che il messaggio riesca ad ottenere la dovuta attenzione a livello politico.
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