woensdag 25 februari 2015

Storia dell'Euro


                                                             



I progetti per creare una moneta unica europea iniziarono nel 1969 con il Rapporto Barre, elaborato dall’allora Comunità Economica Europea (CEE) formata da sei paesi membri. Lo stesso anno vi fu un incontro di capi di stato e di governo all’Aja per progettare la creazione di una unione economica e monetaria. Il processo fu ritardato dal collasso del Sistema di Bretton Woods nel 1971 dopo la decisione unilaterale del presidente Nixon di por fine alla convertibilità tra dollaro e oro e dalla crisi petrolifera del 1972. Intanto la CEE si allargava a nove stati, molti dei quali esitavano a rinunciare alla loro valuta nazionale. Nel giugno 1988 il Consiglio Europeo, che riunisce i capi di Stato e di Governo della Comunità Europea, assegna a un Comitato composto dai governatori delle banche centrali nazionali della Comunità Europea, guidato da Jacques Delors, Presidente della Commissione, il compito di elaborare un progetto per la progressiva attuazione dell'Unione economica e monetaria. Il Rapporto Delors, redatto a conclusione dei lavori nell’aprile 1989, proponeva di articolare la realizzazione dell'Unione Economica e Monetaria (UEM) in tre fasi distinte, che hanno portato da ultimo alla creazione della moneta unica: l'euro.
Fu introdotto per la prima volta nel 1999 (come unità di conto virtuale: pagamenti con bancomat, carte di credito e debito, assegni, ecc.); la sua introduzione sotto forma di denaro contante avvenne per la prima volta nel 2002, in dodici degli allora quindici stati dell'Unione.
Le modalità di transizione dalle monete locali all'euro vennero stabilite dalle disposizioni del Trattato di Maastricht del 1992 relative alla creazione dell'Unione economica e monetaria.
Per poter partecipare alla nuova valuta, gli stati membri dovevano rispettare i seguenti criteri, informalmente detti parametri di Maastricht:
  • un deficit pari o inferiore al 3% del prodotto interno lordo;
  • un rapporto debito/PIL inferiore al 60%;
  • un tasso di inflazione non superiore di oltre 1,5 punti percentuali rispetto a quello medio dei tre stati membri a più bassa inflazione;
  • tassi d'interesse a lungo termine non superiori di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media dei tre stati membri a più bassa inflazione;
  • appartenenza per almeno un biennio al Sistema monetario europeo.
Nella fase iniziale di accettazione, vennero compresi anche gli stati membri i cui parametri avevano dimostrato la tendenza a poter rientrare nel medio periodo all'interno dei criteri stabiliti dal Trattato. In particolare, all'Italia e al Belgio fu permesso di adottare subito l'euro anche in presenza di un rapporto debito/PIL largamente superiore al 60%.
La Banca Centrale Europea ha il compito di amministrare l’Euro. Questa importante istituzione ha sede in Germania, a Francoforte. Le politiche monetarie comuni vengono gestite dalla Banca Centrale europea, che è tenuta a mantenere i prezzi stabili e una certa omogeneità economica nei Paesi europei. La Banca coopera con le banche dei singoli Stati per regolare il conio e la distribuzione della moneta unica.
Dal 1999 al 2002 in ogni Stato vengono attuate campagne di sensibilizzazione ed informazioni per aiutare i cittadini e la Pubblica Amministrazione a familiarizzare con la nuova moneta. La Grecia introduce l’euro nel 2001, diventando così il dodicesimo Stato europeo ad optare per la moneta unica.
Le banconote e le monete euro entrarono in circolazione nei primi 12 sistemi monetari aderenti il 1º gennaio 2002. Le vecchie valute coesistettero con la nuova divisa fino al 28 febbraio 2002 (tranne il franco francese, 17 febbraio, e la sterlina irlandese, 9 febbraio), data in cui cessò il loro corso legale e non poterono essere accettate per i pagamenti. Per il marco tedesco, in realtà, il corso legale era cessato il 31 dicembre 2001, ma le sue monete e banconote potevano comunque essere utilizzate durante il periodo di coesistenza. Nonostante non siano più riconosciute legalmente per effettuare dei pagamenti, è stata lasciata la possibilità di convertire le vecchie valute in euro presso le banche centrali nazionali per tempi successivi alla cessazione del corso. I vari paesi membri hanno stabilito diversi periodi in cui è prevista la conversione.


Nei mesi immediatamente successivi all'introduzione dell'euro come moneta fisica si verificarono delle conversioni dei prezzi di beni e servizi tra valute nazionali e moneta unica a volte distanti da quelle ufficiali. In alcuni mercati italiani, soprattutto in quelli alimentari e dei beni di consumo (quelli dove si effettuano acquisti di basso valore assoluto), l'impressione è che spesso si sia convertito 1 euro con 1000 lire, riducendo di quasi della metà il valore reale della moneta. In altri, per esempio nel mercato dei servizi pubblici, si assistette all'applicazione di forti arrotondamenti su prezzi e tariffe. In altri ancora, per esempio nel mercato dei beni più durevoli (elettrodomestici, telefonia, hi-tech) si verificò una leggera diminuzione di prezzi.

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