Come sostiene Antonio Sicilia sull'Huffington Post, dopo i fatti di Charlie Hebdo , in Europa il pregiudizio verso gli immigrati musulmani era già dilagante, basta una breve visita in un qualsiasi social network per averne conferma. I commenti dopo l'accaduto sono l'apice di un'islamofobia cresciuta di anno in anno. Non solo paura. Non si sono fatte attendere le risposte violente alla violenza subito dopo la strage di Parigi. In diverse località francesi sono stati presi di mira luoghi di culto musulmani, tre granate sono state lanciate in una moschea a Le Mans, un'esplosione in un negozio di kebab.
La destra europea non ha esitato a strumentalizzare la strage, cogliendo la storica occasione di spostare verso l'estrema destra l'elettorato moderato. Strumentalizzazione basata su una premessa fondamentale: l'omogeneizzazione dei musulmani, senza discrimine tra fondamentalismo islamico e Islam, e l'incompatibilità di tutto l'Islam con i "valori occidentali". Una propaganda che racconta una guerra tra civiltà, una guerra che vede l'Occidente vittima inerme dell'Islam carnefice. Una narrazione che lega immigrazione e terrorismo come fenomeni consequenziali.
Il termine islamofobia può essere utilizzato per indicare due cose:
- l'odio e un'irrazionale paura verso l'islam o verso i musulmani "in quanto credenti";
- un'attitudine xenofoba verso i musulmani, presente nei paesi occidentali, e per analogia, verso gli abitanti indigeni (o dei quali i genitori sono originari) dei paesi a maggioranza musulmana (Medio Oriente, regioni del Magreb, Turchia, Africa subsahariana islamizzata)Questa attitudine, in Occidente, talvolta sfocia in iniziative pubbliche atte a bloccare o rendere difficile la pratica della fede islamica, come i tentativi di vietare o bloccare la costruzione di moschee.
Eretica , sul Fatto Quotidiano , ci da un quadro davvero poco rassicurante del futuro : Non siamo a caccia della gente che mette le bombe ma a caccia di chi esprime idee non allineate, a chi non sputa sugli arabi e sui musulmani e a chi viene beccato a guardare siti jihadisti, qualunque cosa vuole dire tutto ciò. Come dire che si dà l’avvio alla demolizione delle moschee, alla persecuzione di arabi e musulmani e si dà il via a quelle regole che in altri tempi avremmo definito Leggi Razziali. Mi aspetto da un momento all’altro che qualcuno scriva all’esterno dei negozi “vietato l’ingresso ai cani e ai musulmani”. Mi aspetto anche che si formino delegazioni, o ronde, come preferiamo chiamarle civilmente qui in Italia, per cacciare i musulmani dalle nostre città. Mi aspetto che si premino i musulmani che si convertono alla religione cattolica, come si faceva secoli fa ai tempi dell’inquisizione spagnola, e mi aspetto anche che si dia il via ad una nuova stagione di decreti antiterrorismo dei quali non ci sarebbe affatto bisogno.
E invece secondo Antonio Sicilia l'antidoto all'estremismo islamico è custodito nel ricordo di un'altra tragedia. Quella del 22 luglio 2011, nel cuore della Norvegia, tra Oslo e Utoya. L'anti-islamista e "fondamentalista cristiano" Breivik uccise 77 persone in quella terribile giornata. Una carneficina indelebile nella mente di ognuno. Le parole dell'allora primo ministro norvegese Jens Stoltenberg, attuale Segretario generale della Nato, sono oggi un faro per l'Europa smarrita dall'orrore di Parigi: "Al male reagiremo con più democrazia e più umanità". Esattamente l'ultima cosa che gli assassini vorrebbero.
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